Tecnologie avanzate

ELASTOGRAFIA SWD

Il Centro Medico SME si occupa di elastografia shear wave dal 2013. L’applicazione più diffusa dell’elastografia shear wave consiste nell’analisi della rigidità del parenchima epatico nelle epatopatie croniche. Un recente avanzamento tecnologico denominato Shear Wave Dispersion (SWD), disponibile presso SME, analizza anche la viscosità epatica correlata alla componente infiammatoria. L’analisi globale della visco-elasticità offre pertanto tutte le informazioni necessarie per una completa valutazione clinica delle epatopatie.

L’Elastografia shear wave (SWE) è da tempo utilizzata per analizzare in modo non invasivo l’elasticità tessutale, misurando la velocità di propagazione delle onde di taglio generate mediante impulsi meccanici o acustici.
In ambito epatico definisce quantitativamente la presenza di fibrosi su un volume di parenchima da 100 a 400 volte maggiore rispetto a quello esaminato con biopsia. L’accuratezza dei dati ha permesso alla SWE di sostituire la biopsia epatica nella maggior parte dei soggetti con epatite cronica.

I tessuti hanno proprietà meccaniche complesse dipendenti dalla visco-elasticità. La tecnologia SWE originale misura esclusivamente la rigidità, dipendente dall’eventuale fibrosi, ma non la viscosità, correlata alla componente infiammatoria. L’identificazione dell’infiammazione che precede lo sviluppo della fibrosi, può consentire un trattamento precoce atto a prevenire la progressione della malattia.
Gli sviluppi della ricerca hanno dimostrato che la dispersione delle onde di taglio (SWD – Shear Wave Dispersion) che si propagano nei tessuti rappresenta un indicatore indiretto della viscosità ed ha un’elevata accuratezza nel determinare il grado di infiammazione dei lobuli epatici.

La valutazione bi-parametrica si rivela utile per la stima completa dell’eventuale compromissione del parenchima epatico. I risultati ottenibili combinando SWE e SWD non mettono in discussione il valore della valutazione istologica bioptica nelle malattie epatiche. Resta tuttavia il fatto che l’insieme di questi parametri è in grado di fornire, in modo non invasivo, informazioni equivalenti sullo stato del parenchima epatico, evitando di ricorrere alla biopsia epatica in buona parte dei casi.

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